I fatti avvenuti sabato sera, 3 giugno, in Piazza San Carlo a Torino li conosciamo più o meno tutti, anche perchè hanno avuto una rilevanza mediatica molto elevata: non c’è tv, radio, giornale che non abbia dato grande spazio alla notizia e non continui a parlarne a distanza, ormai, di un paio di giorni dall’accaduto.
Fortunatamente non si sono registrate vittime e anche coloro i quali sono stati ricoverati in ospedale in condizioni critiche stanno, seppur lentamente, migliorando.
É però preoccupante pensare che c’è stato un numero impressionante di feriti: ben 1527 e che questo evento drammatico si è scatenato a causa di una psicosi collettiva per qualcosa che non esisteva! Probabilmente a causa dello scoppio di un petardo la folla deve avere pensato che fosse in atto un attentato terroristico e, nella foga di allontanarsi il più velocemente possibile da un luogo che riteneva pericoloso, si è messa a correre cercando una via di fuga, cadendo, ferendosi e, in molti casi, travolgendo e calpestando i malcapitati che si trovavano sul suo cammino.
Una ragazza intervistata ha addirittura affermato di aver udito degli spari molto vicini. Ora: questo è assolutamente impossibile, dal momento che non si è verificato alcun attentato! Non dubito affatto della buona fede di questa ragazza, nè di quella di tutti coloro i quali sono fuggiti in preda al terrore. Sarebbe interessante però cercare di comprendere che cosa è scattato nella mente di queste persone, tanto da portarle ad essere vittime di un attacco di panico collettivo.
L’uomo, così come tutti gli altri animali, possiede un istinto di sopravvivenza che lo porta ad avere reazioni velocissime, assolutamente non processate dalla ragione, ma fondamentali nel caso in cui accada qualcosa che venga percepito come estremamente pericoloso.
Il nostro cervello rettiliano, la parte più antica ed elementare del nostro cervello, quella che ha permesso la sopravvivenza e l’evoluzione dei primi ominidi sul pianeta Terra agli albori della civiltà, evidentemente, nei momenti che giudichiamo pericolosi, tende a prendere il sopravvento e a farci perdere di vista ogni tipo di razionalità.
Ciò che è molto preoccupante, riferendomi a ciò che è accaduto in Piazza San Carlo a Torino, è che ormai il timore dell’attentato è entrato nel nostro Inconscio Collettivo: se si sente un rumore che può essere assimilato ad uno scoppio o ad uno sparo, si pensa immediatamente che ci sia un kamikaze nelle vicinanze, con le tragiche conseguenze che si sono potute vedere
Dunque la paura dell’attentato ha provocato più feriti della maggior parte degli attentati, almeno per ciò che riguarda i Paesi Occidentali!
Non so proporre possibili soluzioni per evitare che possano accadere altri fatti come quelli di Torino, volevo solo offrire uno spunto di riflessione su qualcosa che, ormai, sembra essere entrato a fare parte della vita di tutti noi: la paura dell’attentato, con la quale, volenti o nolenti, dobbiamo imparare a fare i conti.